Una montagna di rifiuti: gestire i bisogni in alta quota

Ah, l'Everest! La cima che tutti vogliono conquistare... ma che nessuno vuole pulire. Già, perché ogni anno questa montagna sacra si trova alle prese con un problema: tonnellate di "rifiuti umani" lasciati dagli alpinisti. Sì, hai capito bene, cacca in alta quota. E se già ti sembra assurdo portare giù chili di equipaggiamento, immagina portar giù anche la toilette.

Con migliaia di scalatori ogni anno, si accumulano tonnellate di rifiuti organici che non hanno tempo di decomporsi, congelati e “immortalati” dal clima rigido. Più che una cima inviolata, l'Everest rischia di diventare una vetta inquinata.

Rifiuti organici in alta quota: come si fa?

A quelle altezze, il corpo umano è troppo impegnato a sopravvivere per preoccuparsi di portare giù i rifiuti. E così, ogni campo base diventa una sorta di “area deposito” per i bisogni. Il problema è che con temperature estreme e pochissimo ossigeno, i rifiuti non si decompongono. Questo significa che, oltre al danno estetico, c’è un rischio concreto d'inquinamento per le risorse idriche locali, con conseguenze per le comunità a valle.

L’emergenza ha spinto a idee ingegnose e, in certi casi, innovative. Un esempio? I digestori di biogas: si tratta di dispositivi capaci di trasformare gli escrementi in energia, riducendo la massa dei rifiuti e contribuendo anche alla produzione di biogas. Però c’è un piccolo dettaglio: installare e mantenere queste strutture sull’Everest non è affatto semplice, perché ogni intervento in alta quota richiede logistica, competenze tecniche e risorse economiche non indifferenti.

D’altra parte, sono in corso progetti per l’utilizzo di bagni portatili e nuove regolamentazioni che puntano a responsabilizzare chi scala la montagna.

Sensibilizzazione e Turismo Responsabile

Anche se le tecnologie aiutano, la soluzione non è solo ingegneristica. Serve che alpinisti e guide comprendano l’impatto ambientale delle loro spedizioni e rispettino le norme ambientali, portando a valle anche i rifiuti organici. La responsabilità dovrebbe essere condivisa da tutti: scalatori, agenzie di trekking, autorità locali e governi. La speranza è che un giorno l’Everest possa tornare a essere l’ambiente incontaminato che affascina il mondo, senza l’ingombrante “bagaglio” che oggi si porta dietro.

Un Everest pulito è possibile, ma richiede impegno collettivo e un cambio di mentalità. E, in fondo, non sarebbe più appagante per tutti sapere che la vetta più alta al mondo resta così pura come la si immagina?

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