Immaginate di essere un astronauta, impegnato in una missione tra le stelle. Avete davanti una vista spettacolare del pianeta Terra, galleggiate a gravità zero e… avete bisogno del bagno. Se nello spazio tutto è più complicato, immaginate quanto possa esserlo fare qualcosa di tanto semplice e quotidiano come andare in bagno. Eppure, i gabinetti spaziali sono una delle tecnologie fondamentali per rendere possibile la vita oltre l’atmosfera terrestre. Scopriamo insieme come funziona il “gabinetto stellare” e come si è evoluto nel tempo.
La sfida di andare in bagno nello spazio
L’assenza di gravità nello spazio richiede soluzioni creative. A differenza di un normale bagno, qui non basta tirare l’acqua. I rifiuti non “cadono”, semplicemente galleggiano. E in una navicella piena di persone, fluttuare è l’ultima cosa che vorremmo che i rifiuti facessero.
Durante le missioni Apollo degli anni ‘60, le soluzioni non erano proprio eleganti: gli astronauti avevano a disposizione sacchetti adesivi e tubicini per i loro bisogni, ma senza troppa privacy né comfort. E, a dispetto dell’aura eroica dell’epoca, anche i più grandi esploratori spaziali dell’umanità sono rimasti vittime di qualche… incidente di percorso.
Fortunatamente, la tecnologia spaziale ha fatto grandi passi avanti, e oggi a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) esiste un vero gabinetto spaziale, progettato per rendere l’esperienza molto più gestibile. Si chiama UWMS (Universal Waste Management System) e utilizza un sistema di aspirazione che tiene al sicuro tutti i rifiuti, evitando situazioni “galleggianti”. Con un tubo per la pipì, appositamente pensato per essere adattabile sia a uomini che a donne, e una sorta di mini-trono per i rifiuti solidi, il sistema cattura e sigilla il tutto, consentendo di smaltire i rifiuti in sicurezza.
Uno sguardo all’evoluzione: dal sacchetto al supergabinetto del futuro
Uno dei punti chiave dell’evoluzione del bagno spaziale è stato lo sviluppo di sistemi che potessero trasformare i rifiuti liquidi in risorsa. Oggi, infatti, sulla ISS l’urina viene riciclata per ottenere acqua potabile, attraverso un sistema di filtraggio avanzatissimo. Pensateci: nello spazio, anche una goccia d’acqua è preziosa, e riciclare ogni risorsa disponibile è essenziale per la sopravvivenza.
Ma non finisce qui. Con le prossime missioni lunari del programma Artemis e le future spedizioni su Marte, la NASA sta lavorando su nuovi sistemi ancora più avanzati. Gli astronauti delle missioni Artemis non avranno un enorme bagno a disposizione, come quello dell’ISS, ma un gabinetto compatto, portatile e adattabile a gravità variabile. Insomma, un bagno che deve funzionare tanto sulla Luna quanto sulla Terra e persino su Marte!
Il bagno diventa una sfida da 35.000 dollari
Il design dei gabinetti spaziali è una cosa seria: progettare un bagno compatto, sicuro e funzionale per lo spazio richiede investimenti enormi e innovazione. Proprio per questo, nel 2020 la NASA ha lanciato il “Lunar Loo Challenge”, mettendo in palio 35.000 dollari per chi fosse riuscito a ideare un sistema di gabinetto innovativo per le future missioni lunari.
Il vincitore? Un team di ingegneri che ha saputo immaginare un bagno funzionale sia in condizioni di microgravità che a gravità lunare.
La vita di un astronauta passa (anche) dal gabinetto
Andare in bagno nello spazio è molto più di una semplice questione di comodità; è una sfida ingegneristica e scientifica fondamentale per la sopravvivenza in missioni di lunga durata. Ogni passo avanti rappresenta una conquista per la scienza e un tassello verso un futuro in cui l’umanità potrebbe davvero vivere e lavorare nello spazio.
E allora, quando oggi pensate a quanto sia comodo il vostro bagno di casa, ricordate gli astronauti che, alla conquista dello spazio, siedono su un gabinetto a gravità zero, per rendere possibile un sogno che va oltre l’immaginabile… e, per fortuna, oltre la toilette!